Mittwoch, 28. November 2007

Indovinello veronese

Ronza la parola, tuttorno chiusa in vetro

un fermo brulicare nel nero si indovina

uno sfarfallio di senso, denso

Padroncino, vieni lasciando la porta aperta

la sacca sudata del calcetto

e la sfida dell´attenzione distratta

Cattivo come i tredici anni

bello, maleducato e forse

fanciullo-torturatore

Ma a ticcare il barattolo

svegli le doglie della povera ape

e ti immedesimi ed alieni

Dalla fragranza della carta bianca

dentro ti fiorisce la macchia dattila

in un caleidoscopio di rugiade selvagge

Montag, 26. November 2007

Di recente lettura, una blog-intervista sulla vita di un poliziotto mi fa parlare del problema dell´autorita´. http://www.pasqualeemolo.netsons.org/?p=74#comments

O forse del problema dell´ordine.

Al furto di un oliva segue una punizione. Ma la punizione non fara´ riapparire il vaso (eccetto lo si sia recuperato, ma non sempre avviene). Lo spirito della punizione sta´ nell´esempio, che in questo caso e´ dato al reo. “Ti abbiamo trovato, hai agito male, non farlo piu´”.

Piu´ grave il reato, piu´ grave la punizione. Si giunge al punto che l´ esempio non viene piu´ rivolto al singolo che ha commesso il reato, ma alla comunita´ cui fa parte. Il carcere pluridecennale ben difficilmente puo´ educare lo sciagurato che vi ci si trova. Lo Stato e´ impotente verso coloro che si trovano a fare torti tali da dover essere allontanati dalla societa´.

A mio avviso lo spirito costruttivo e speranzoso che ne sta´ dietro e´ solo cospargere di miele i bordi dell´amaro calice. Il recupero dell´ex-galeotto sara´ difficile. Tantomeno sara´ facile quello del recluso, magari ergastolano.

Forse un punto di vista interessante potrebbe nascere dal concetto di riflesso condizionato. La societa´ si puo´ concepire come un organismo. Esiste una componente rilevante di egoismo, ma e´ piu´ efficiente e facile collaborare gli uni agli altri. Questa evoluzione porta alla creazione di una Regia, che capisce che per fare rispettare certe regole a tutti l´evasione delle suddette deve apparire difficile quanto inutile, totalmente controproducente. Non deve esserci possibilita´ di scappare con il bottino, deve essere percepito come impossibile. Man mano che tale pensiero si instilla nella mente, gli individui si danno una sorta di auto-censura a tali pensieri, che vengono cosi´ a trovarsi nell´anticamera del cosciente. Gli interstizi della societa´ si suggellano, e nessuna lucertola li percorre di un guizzo. Per tornare al paragone dell´ organismo , si puo´ pensarla cosi´, la societa´ e´ al tempo stesso Pavlov ed il suo cane. Si da´ dei segnali cui seguono i premi, e man mano si verranno a percepire i segnali come premi. L´orgoglio di avere la proprio figlia prima della classe, o di far parte di un paese onesto e laborioso, sono dei segnali, dei sintomi che le cose vanno bene (che ci sara´ un successo “genetico”, ossia che ci sara´ un futuro per la propria esistenza biologica) , ma sono percepiti dai piu´ come fini-ricompense in se´.

Nel caso del galeotto….

Il suo trattamento cosi´ severo e´ uno stimolo negativo, ma si spera che l´ esempio sia tale da auto-censurare negli altri i comportamenti che han portato a tale punizione. Per far questo, e´ importante che l´autorita´ non tentenni, che appaia esatta, immediata, aut-aut, robotica come un interruttore di lampadina. In questo modo si potra´facilmente tornare al contesto “sperimentale”, dove il cane sa´ che l´apparizione della salsiccia non “dipende” da altro che dalla lampadina (per quanto arbitrario sia in realta´ ). Il dibattito sulla certezza della pena va inserito in questo contesto. La certezza della pena fa apparire tutto cosí automatico da portare all´equazione comportamento-negativo/pena. Invece nella societa´ di oggi si legge il contrario. Che a lottare contro la delinquenza in modo severo si rischia di inimicarla ancora di piu´. E intanto il cane si e´ fregato la salsiccia…