Montag, 26. November 2007

Di recente lettura, una blog-intervista sulla vita di un poliziotto mi fa parlare del problema dell´autorita´. http://www.pasqualeemolo.netsons.org/?p=74#comments

O forse del problema dell´ordine.

Al furto di un oliva segue una punizione. Ma la punizione non fara´ riapparire il vaso (eccetto lo si sia recuperato, ma non sempre avviene). Lo spirito della punizione sta´ nell´esempio, che in questo caso e´ dato al reo. “Ti abbiamo trovato, hai agito male, non farlo piu´”.

Piu´ grave il reato, piu´ grave la punizione. Si giunge al punto che l´ esempio non viene piu´ rivolto al singolo che ha commesso il reato, ma alla comunita´ cui fa parte. Il carcere pluridecennale ben difficilmente puo´ educare lo sciagurato che vi ci si trova. Lo Stato e´ impotente verso coloro che si trovano a fare torti tali da dover essere allontanati dalla societa´.

A mio avviso lo spirito costruttivo e speranzoso che ne sta´ dietro e´ solo cospargere di miele i bordi dell´amaro calice. Il recupero dell´ex-galeotto sara´ difficile. Tantomeno sara´ facile quello del recluso, magari ergastolano.

Forse un punto di vista interessante potrebbe nascere dal concetto di riflesso condizionato. La societa´ si puo´ concepire come un organismo. Esiste una componente rilevante di egoismo, ma e´ piu´ efficiente e facile collaborare gli uni agli altri. Questa evoluzione porta alla creazione di una Regia, che capisce che per fare rispettare certe regole a tutti l´evasione delle suddette deve apparire difficile quanto inutile, totalmente controproducente. Non deve esserci possibilita´ di scappare con il bottino, deve essere percepito come impossibile. Man mano che tale pensiero si instilla nella mente, gli individui si danno una sorta di auto-censura a tali pensieri, che vengono cosi´ a trovarsi nell´anticamera del cosciente. Gli interstizi della societa´ si suggellano, e nessuna lucertola li percorre di un guizzo. Per tornare al paragone dell´ organismo , si puo´ pensarla cosi´, la societa´ e´ al tempo stesso Pavlov ed il suo cane. Si da´ dei segnali cui seguono i premi, e man mano si verranno a percepire i segnali come premi. L´orgoglio di avere la proprio figlia prima della classe, o di far parte di un paese onesto e laborioso, sono dei segnali, dei sintomi che le cose vanno bene (che ci sara´ un successo “genetico”, ossia che ci sara´ un futuro per la propria esistenza biologica) , ma sono percepiti dai piu´ come fini-ricompense in se´.

Nel caso del galeotto….

Il suo trattamento cosi´ severo e´ uno stimolo negativo, ma si spera che l´ esempio sia tale da auto-censurare negli altri i comportamenti che han portato a tale punizione. Per far questo, e´ importante che l´autorita´ non tentenni, che appaia esatta, immediata, aut-aut, robotica come un interruttore di lampadina. In questo modo si potra´facilmente tornare al contesto “sperimentale”, dove il cane sa´ che l´apparizione della salsiccia non “dipende” da altro che dalla lampadina (per quanto arbitrario sia in realta´ ). Il dibattito sulla certezza della pena va inserito in questo contesto. La certezza della pena fa apparire tutto cosí automatico da portare all´equazione comportamento-negativo/pena. Invece nella societa´ di oggi si legge il contrario. Che a lottare contro la delinquenza in modo severo si rischia di inimicarla ancora di piu´. E intanto il cane si e´ fregato la salsiccia…

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